Mal comune mezzo gaudio?
C’è una cosa che accomuna tantissime donne: il fatto di non riuscire a trovare il tempo e il modo di riposare.
Sembra assurdo, ma la vita di milioni di donne è scandita da ritmi forsennati che non danno il tempo di trovare una pausa, un momento di stacco, di rigenerazione.
Sembra che tutto sia sulle nostre spalle: casa, famiglia, lavoro, genitorialità.
Ogni ruolo che ricopriamo richiede presenza, pensieri, azioni che siamo noi a dover portare avanti, richiede organizzazione, spostamenti, energie che vengono continuamente messe al servizio dell’altro. Che sia un figlio, un genitore anziano, un’attività professionale, è come essere inglobate da un grande blob che ci tira dentro senza lasciare spazio per respirare.
È davvero necessario tutto questo? Come ci fa sentire?
Sono domande che dovremmo farci adesso che siamo a fine estate e la ripresa di tutte le attività è alle porte.
Cosa c’è dietro tutto ciò?
Se ci fermiamo un attimo possiamo percepire che c’è qualcosa di più rispetto alla frase “non ho tempo”.
Perché tutto ciò che facciamo è frutto di convinzioni personali, socio-culturali, che guidano le nostre scelte.
Se penso di vivere in una “società della performance”, dove per dimostrare che valgo devo fare, fare, fare, sarà quello il problema.
La questione infatti non sarà il fatto di non avere tempo, ma di non concederselo perché l’unica cosa che da valore alla persona è il suo fare.
“Se non faccio non valgo” si potrebbe riassumere così l’ansia da cui molte donne sono divorate da quando si alzano la mattina fino alla sera. E una vita troppo piena non è il frutto di un caso: è frutto di scelte che sono state prese con quella convinzione lì.
Oppure abbiamo sempre sentito dire alle donne delle nostre famiglie: “non so stare con le mani in mano” come se fosse insito nella natura delle donne essere continuamente operose.
Questo di per sé sarebbe encomiabile ma difficilmente realizzabile se riconoscessimo la nostra umanità. Ma questo ci conduce verso un’altra importante riflessione.
Non siamo macchine
Pensare di poter continuamente produrre è inumano. Ebbene sì, la produzione continua è qualcosa che abbiamo assimilato dal tempo delle macchine, che non è il nostro tempo.
Il nostro tempo umano si nutre di pause, di momenti di riposo che servono a ricaricare il nostro organismo.
È come la musica, non esiste senza pause.
Quale parole associ al concetto di “riposo”? Bisogna chiederselo perché è qui che si gioca la partita per il benessere.
Se associo parole come “pigrizia, nullafacenza, perdita di tempo” mi starò guardando come una macchina, e starò giudicando negativamente il tempo del riposo.
Se associo parole come “rigenerazione, normalità, necessario“, potrò partire da lì per creare una vita in cui il riposo non sia una chimera ma una parte della vita che ha valore tanto quanto quella dell’attività.
Perché in natura nulla fruttifica continuamente, esistono le stagioni che ci ricordano che c’è un tempo per produrre e uno per riposarsi, per ricominciare con nuova linfa un altro ciclo.
Perché siamo esser ritmici, ciclici, e la natura ce lo ricorda continuamente, perché non è solo fuori, ma dentro di noi.
Cos’è il riposo per te?
Concedersi di riposare significa sapere quali sono le cose che ci fanno sentire rigenerate, che contribuiscono al benessere del nostro sistema nervoso.
I nostri sensi continuamente all’erta a causa delle mille notifiche social, l’attenzione 24h su 24h che bisogna avere con i bambini piccoli o gli anziani malati, le preoccupazioni economiche su cui il cervello si arrovella ogni volta che ci cade l’occhio sulle bollette…ecco che tutto ciò crea uno sbilanciamento nel nostro sistema nervoso che viene iperstimolato senza mai trovare tregua.
Facciamo attenzione a tutto ciò che ci stanca: spesso infatti non sono solo “le cose da fare” ma gli stimoli sensoriali continui, l’eccessiva mentalizzazione dei rapporti e la mancanza di contatto fisico con le persone e con la natura, le nostre emozioni non elaborate che continuano giorno dopo giorno a creare pensieri ripetuti.
Sapendo cosa ci stanca potremmo quindi anche trovare ciò che ci riposa: un sonnellino dopo pranzo, spegnere le notifiche social alle 19, non mangiare con la tv accesa sul telegiornale, concedersi un massaggio anziché guardare netflix, ecc…
Ognuno ha un modo personale di riposarsi, perché ognuno di noi è diverso.
Personalmente sono contro la narrativa del “self care” uguale per tutti, perché crea solo false aspettative e non nutre la tua unicità.
Quel tempo tutto per te…
Esiste un tempo che non è negoziabile, che non è “ozio” ma contatto profondo con te stessa, cura del tuo corpo e della tua anima, rilascio di tensioni emotive e rigenerazione cellulare.
Se questo tempo adesso non ce l’hai, non disperare, non è troppo tardi. Ogni giorno abbiamo la possibilità di modificare leggermente qualche abitudine, comportamento e dinamica.
I grandi cambiamenti nascono da piccolissimi passi quotidiani.
Pensa a cosa vuol dire “riposo” per te e poi prova ad inserirlo nella tua quotidianità, legandolo ad un’attività che sai che dovrai fare.
Quel tempo tutto per te non è egoismo. è il mantenimento del tuo equilibrio psicofisico di cui potrai beneficiare tu e le persona che ti stanno accanto.
Comincia l’autunno con consapevolezza. Il ritmo della tua vita lo decidi tu con le tue scelte, grandi e piccole che fai.
Che scelta vuoi fare oggi?
Antonella
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